| Non concordo proprio. L'argomento è molto più vasto di quello che appare e l'equilibrio trovato [seppur non perfetto] comunque è in grado di garantire, quantomeno sul piano teorico, una certa stabilità del sistema e certezza del diritto, pur non rinunciando ad altri interessi contrapposti parimenti meritevoli di tutela, quali, molto banalmente, la necessità di adattarsi ai tempi che cambiano. D'altra parte ci sono un triliardo di interpretazioni differenti [letterale, autentica, analogica, teleologica, adeguatrice, etc, etc] e l'ordinamento comunque predilige la prima. Ma possono sorgere, effettivamente, questioni che poi portano a dover interpretare la norma. Le ragioni, come accennavo, possono però essere le più varie e vanno al di là del "il legislatore scrive da cani" [che per carità, è vero , ma non sempre]. Per cui, ben venga la Nomofilachia, il ruolo della Corte Costituzionale e tutte le altre forme che ci assicurano un diritto vivente che abbia un senso! Sarebbe paradossale invece pretendere un sistema rigido, impossibile da realizzare anche sotto il lato pratico, che mal si attaglierebbe ai casi della vita, che invece sono assolutamente casuali. Con questo non voglio dire che il diritto deve essere alla stregua di pochi, ma anzi, il contrario, facendosi protettore di OGNI situazione, tutelandola. Per carità, lo ripeto, il legislatore degli ultimi anni pare abbia perso il suo smalto, ma questo è dovuto alla estrema mancanza di competenza che invece è necessaria in questo campo, come in ogni altro. Chiamereste mai un tipo a caso per cambiarvi un rubinetto che perde al posto di un idraulico?
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