| Potrei fare un discoro enorme sul motivo di questa esterofilia, che è figlia di una mancanza di fiducia in un paese (la cui politica, che è l'espressione dell'italiano medio, fa perdere fiducia), ma soprattutto una mancanza di vera appartenenza pattriottica. E' indubbio dire che si sente la mancanza di un collante nazionale, che sia stata una guerra vinta, che sia un boom economico, un qualcosa che porti a dire "sono ITALIANO e ne sono orgoglioso" o come dicono in inglese "Proud to be italian" (oltre ai giorni del mondiale). Manca un vero legame con la fatica di fare qualcosa e l'ambizione di andare sempre più in alto, quella sensazione che imparavi con la fame. C'è stato uno studio avente anni che dimostrava che le PMI familiari chiudevano alla terza generazione perchè mancava la spinta/voglia che ha costruito l'azienda nella prima generazione, spinta che si trasmette ai figli che vedono l'impegno, ma non tocca i nipoti. Stessa cosa succede con la famiglia. Ormai tutti abbiamo voglia di fare il meno possibile che basta, e non la voglia di fare tutto il possibile per avere il massimo. E quindi, tutti cercano la via che sembra più semplice, ovvero espatriare, e non restare a combattere (in senso metaforico) per il proprio paese, perchè senza senso patrio e con la politica che ti scoraggia. Ma l'estero non è una miniera d'oro, soprattutto se sei un nessuno, ovvero uno che espatria senza skill, solo per cercare di fare ancora meno che in Italia. E picchia di faccia a capire che non è cosi. Poi si parte con il portafoglio pieno, senza nessuna "fame" che ti insegue, sapendo che si può sempre tornare indietro. Quindi, eccetto pochi casi, è un fenomeno figlio di una situazione più grande che farà "fallire" l'Italia, se non fermato in tempo, perchè i cinesi/indiani/africani/ecc. non sono come gli Italiani, ma hanno quel qualcosa in più.
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