Guerra civile in libia

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Jacopo Vibio Frentano
view post Posted on 6/3/2011, 01:21




guerra civile in libia: la situazione

Verde: zona controllata da gheddafi
marrone: zona controllata dai ribelli

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www.youtube.com/watch?v=EQ0KQABYXgE&feature=player_embedded
 
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Admiral Kriegsmarine
view post Posted on 6/3/2011, 02:21




La battaglia è persa, Gheddafi è giunto alla fine.
 
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.•°*•.Francesca.•°*•.
view post Posted on 6/3/2011, 10:53




al zawia ha respinto l'attacco
 
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Vidkun Quisling
view post Posted on 6/3/2011, 11:39




I ribelli libici hanno annunciato di aver abbattuto un elicottero durante i combattimenti che li oppongono alle forze di Gheddafi a Ras Lanuf nell'est del Paese.
E' guerra vera alle porte di Tripoli dove Gheddafi ha dato la parola ai carri armati ed ai suoi fedelissimi. E' stata una giornata di aspri combattimenti e di sangue a Zawiya, la citta' vicino alla capitale che tra le prime era passata in mano ai ribelli e che ora e' al centro di una drammatica battaglia tra i soldati fedeli al rais e gli insorti. In serata un bilancio approssimativo raccontava di decine di morti (50 per i ribelli, 30 per fonti mediche) e centinaia di feriti. Ma una stima reale e' impossibile in una realta' dove lugubri testimonianze riferiscono di gruppi di cadaveri portati via con i camion per ripulire la scena ed i giornalisti vengono accuratamente tenuti lontani con la scusa di voler "garantire" la loro sicurezza.
I carri armati inviati da Muammar Gheddafi si sono fatti largo "sparando su qualsiasi cosa", anche su una moschea in cui poco prima avevano cercato rifugio centinaia di persone, come hanno raccontato le voci giunte dalla citta' bombardata, ma i ribelli a fine giornata hanno detto di essere riusciti a respingere i due attacchi delle truppe di Tripoli. Se rimane incerto il bilancio numerico diventa di ora in ora piu' chiaro che si e' trattato di un "massacro", come l'ha definito un medico della citta'. In questo clima mentre il governo di Tripoli chiede la sospensione delle sanzioni contro il regime sostenendo di aver fatto solo un uso "modico" della forza contro gli insorti.
Nonostante la strategica citta' di Zawiya sia dilaniata, dopo una giornata di combattimenti i ribelli hanno annunciato di aver preso il controllo della citta' portuale di Ras Lanuf, sede di un importante centro petrolchimico a soli cento chilometri da Sirte, citta' natale e roccaforte di Gheddafi. I governativi sono entrati a Zawiya gia' questa mattina con i carri armati dopo aver bombardato con i mortai il centro cittadino, dove erano asserragliati i ribelli.
"Ci sono decine di morti, stanno sparando anche sulla moschea. Al Zawiya e' una citta' martire", ha detto un abitante.
La controffensiva e' cominciata all'alba di ieri con una prima incursione delle forze di Gheddafi nel centro della citta', durante la quale i lealisti sono andati alla ricerca casa per casa dei capi della rivolta e hanno piazzato numerosi cecchini negli edifici vuoti. I soldati si sono poi ritirati, facendo esultare gli insorti che credevano di aver respinto l'attacco. Dopo alcune ore, invece, i soldati, che nel frattempo si erano radunati alla periferia, hanno ricominciato a bombardare la citta' ed hanno fatto nuovamente ingresso nel centro con molti carri armati. "Sono entrati con una ventina di carri armati. Sparano su tutto e tutti, sulle case e anche sulla moschea, dove sono rifugiate centinaia di persone.
Non possiamo nemmeno soccorrere i feriti perche' sparano in maniera indiscriminata", ha detto alla Reuters un residente.
Un altro, contattato al telefono dalla tv satellitare araba Al Jazira, ha raccontato che le forze fedeli al regime "non hanno piet… e sono estremamente brutali. C'e' un gran numero di feriti e un sacco di gente ammazzata nelle strade". Il testimone dice che i soldati "non hanno piet… nemmeno nei confronti dei civili". La piazza centrale di Al Zawiya appare devastata dalla furiosa battaglia e uno degli edifici e' completamente bruciato. Ci sono segni di proiettili di grosso calibro anche sul minareto della moschea.
La controffensiva diplomatica e' stata intanto affidata al ministro degli Esteri, Mussa Kussa, che in una lettera inviata al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha sostenuto che le sanzioni imposte contro Gheddafi, i suoi familiari e alcuni alti dignitari del regime sono ingiuste e ne ha chiesto la sospensione. A Tripoli, intanto, la situazione appare calma: dopo le proteste e gli scontri di ieri davanti ad alcune moschee al termine della preghiera del venerdi', molti negozi hanno oggi riaperto i battenti e le strade sono affollate.
Spari si sono uditi nella notte, quando vige una sorte di coprifuoco non dichiarato. In serata il regime annuncia: "la situazione a Al Zawiya e' calma e pacifica stasera e speriamo che domani la citta' torni alla normalita"', ha detto il vice ministro degli Esteri libico Khalid Kaeb, in una conferenza stampa per i giornalisti stranieri a Tripoli confermando indirettamente che la citta' non e' ancora del tutto sotto controllo dei governativi.
Per quanto riguarda la situazione a Ras Lanuf e Brega, il vice ministro ha precisato che "sono in corso duri combattimenti" e che l'esercito "si sta riposizionando".

Misurata
I residenti della citta' libica di Misurata, 200 km a est di Tripoli, hanno smentito oggi le notizie di fonte governativa negando che sia stata riconquistata dalle forze pro Gheddafi. "La citta' e' sotto il pieno controllo dei rivoluzionari - hanno detto alcuni abitanti al telefono con la Reuters - Lo e' da circa due settimane. Ora c'e' calma e non ci sono combattimenti". La stessa fonte ha detto tuttavia di aver sentito "spari questa mattina presso l'aeroporto... Le brigate (di Gheddafi) sono la', ma sono circondate dai ribelli e hanno sparato a caso per terrorizzare le persone".
Spari di "gioia" a Tripoli, forse un accordo in vista
Prima i colpi di armi automatiche e di artiglieria, poi l'esplosione di gioia in citta', con le strade invase di auto che suonano i clacson e sventolano bandiere verdi della Jamahiriya. E' cominciato cosi' il giorno a Tripoli, dove la televisione di stato ha annunciato poco dopo l'alba che l'esercito ha riconquistato numerose citta' ribelli, tra cui Al Zawiya, Misurata, Ras Lanuf e Tobruk, e marcia ora verso Bengasi.
Secondo voci non confermate raccolte a Tripoli, nella notte sarebbe stato raggiunto un accordo tra Gheddafi e i capi di alcune tribu' per la fine delle ostilita'.
Le stesse fonti sostengono che il leader libico in persona fara' un annuncio in tal senso nelle prossime ore. La tv di stato libica mostra incessantemente immagini di centinaia di persone in festa sulla piazza Verde, simbolo della rivoluzione gheddafiana. Scene di esultanza anche davanti all'albergo che ospita i giornalisti stranieri, nella zona sud di Tripoli, dove il traffico e' completamente bloccato dalle auto che suonano i clacson e sventolano bandiere verdi. Si sentono ancora numerosi colpi di armi automatiche sparati in aria.
La Commissione di Gheddafi
"Io vorrei che una commissione d'inchiesta delle Nazioni unite o dell'Unione africana venisse qui, in Libia - ha detto Gheddafi -. Noi permetteremmo a questa commissione di andare a vedere sul campo, senza alcun ostacolo". Gheddafi ha aggiunto che "se la Francia volesse coordinare e dirigere la commissione d'inchiesta, io sarei favorevole". Il leader libico ha ribadito che le sue truppe non hanno sparato sui civili e ha respinto il bilancio di 6.000 morti nella repressione della rivolta, fornito dal portavoce della Lega libica per i diritti dell'uomo, Ali Zeidan.
Tobruk
Gli insorti in Libia hanno smentito oggi che la citta' di Tobruk sia stata riconquistata dalle forze governative del colonnello Muammar Gheddafi. La notizia della ripresa di Tobruk, come di Ras Lanuf, era stata data dalla tv di stato libica questa mattina.
"E' solo propaganda" ha detto uno di loro.
 
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Vidkun Quisling
view post Posted on 6/3/2011, 18:39




Roma, 6 mar. (TMNews) - "Migliaia di persone provenienti dalla Libia invaderanno l'Europa,senza nessuno che sia in grado di fermarle": lo ha affermato il leader libico Muammar Gheddafi in un'intervista rilasciata al settimanale francese Le Journal du Dimanche, nella giornata in cui la televisione di Stato libica annuncia la riconquista di diverse città dell'est del Paese; notizia peraltro subito smentita dalle forze ribelli che tuttavia hanno subito la controffensiva delle forze del rais, abbandonando Ben Jawad.

"Se mi minacciano, se destabilizzano il Paese ci sarà il caos, arriveremo a Bin Laden, a dei gruppi terroristici: avrete il problema dell'immigrazione", ha proseguito il rais, avvertendo che l'Europa "avrà Bin Laden alle porte, verrà a sistemarsi in Africa del Nord". Gheddafi ha infatti ribadito la tesi dei disordini manovrati da Al Qaida, senza alcun movente di riforma democratica: "Avrete il jihad davanti a voi, nel Mediterraneo, attaccherà la Sesta Flotta americana e ci saranno atti di pirateria qui, a cinquanta chilometri dalle vostre frontiere. Sarebbe una catastrofe mondiale e non permetterò che accada".

Sul terreno, la ribellione libica ha smentito la notizia della riconquista di Tobruk e Ras Lanuf da parte delle forze governative, annunciata dalla televisione di Stato di Tripoli: "E' falso, tutta la zona che va da Adjabiya alla frontiera egiziana è sotto il nostro controllo", ha commentato un portavoce del Consiglio nazionale dei ribelli a Tobruk. Quanto a Ras Lanuf, anch'essa sarebbe nelle mani della resistenza, che ha negato che durante la notte vi siano stati combattimenti di alcun genere, notizia confermata anche dai giornalisti sul posto; la località è stata tuttavia oggetto di due incursioni aeree.

Si combatte invece a Ben Jawad, un centinaio di chilometri ad est di Sirte, dove il bilancio delle vittime è di due morti e una trentina di feriti; tra questi vi è anche un giornalista francese, ricoverato nell'ospedale locale e le cui condizioni non sono gravi. Secondo fonti locali si sarebbe trattato di un'imboscata tesa ai ribelli da alcuni miliziani della tribù di Al-Isuhn, che sarebbe passata dalla parte delle forze governative in cambio di denaro; sta di fatto che le forze ribelli avrebbero abbandonato la località, ritirandosi in direzione di Ras Lanuf.

Offensiva governativa in corso anche a Misurata, dove è in corso un bombardamento di artiglieria pesante: i carri armati stanno bombardando la sede della radio, e risuona anche il fuoco di armi automatiche: "Gli abitanti della città non sono armati, se la comunità internazionale non interviene rapidamente sarà un massacro", ha raccontato un residente raggiunto telefonicamente dall'Agence France Presse. Resta poi il giallo del nutrito fuoco di armi automatiche risuonato questa mattina nel centro di Tripoli, non lontano dalla Piazza Verde: secondo le autorità libiche, si trattava di una manifestazione di gioia per la notizia della riconquista di alcune città nell'est del Paese.

Sul fronte diplomatico, il Papa è intervenuto per la prima volta sul conflitto in Libia, pregando pubblicamente per le vittime e chiedendo di soccorrere le popolazioni colpite dalla crisi umanitaria. "Seguo costantemente e con grande apprensione le tensioni di questi giorni in parti dell'Africa. Il mio accorato pensiero - ha detto Ratzinger al termine dell'Angelus domenicale in piazza San Pietro - si dirige alla Libia, dove i recenti scontri hanno provocato numerose morti e una crescente crisi umanitaria". "A tutte le vittime - ha aggiunto il Papa - e a coloro che si trovano in situazioni angosciose assicuro la mia preghiera e la mia vicinanza, mentre invoco assistenza e soccorso per le popolazioni colpite".
 
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Jacopo Vibio Frentano
view post Posted on 14/3/2011, 14:50




se l'occidente non fa qualcosa quel macellaio riconquisterà completamente il paese, temo.
Disgustosi quelli che lo difendono.
 
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Vidkun Quisling
view post Posted on 14/3/2011, 14:56




Molti lo difendono perchè vedono in lui l'unico freno per l'immigrazione incontrollata verso l'Europa.
 
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Doubleflash
view post Posted on 16/3/2011, 19:13




ho l'impressione che l'Europa e l'America abbiano solo interesse a non intervenire in questo momento
 
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kozzikrathia
view post Posted on 17/3/2011, 12:12




al g8 pare invece che che sia stata la russia a congelare le determinazioni altrimenti prese.
 
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Vidkun Quisling
view post Posted on 17/3/2011, 23:36




NEW YORK - Gli elementi chiave della bozza di risoluzione sul tavolo del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sono no fly zone; protezione dei civili, da subito, a Bengasi; divieto di voli commerciali da e per la Libia; rafforzamento dell'embargo d'armi, ma escludendo esplicitamente una forza occupante il Libia.

Il testo secondo l'Ansa si apre chiedendo un immediato «cessate-il-fuoco e la fine completa delle ostilità» Questa frase è stata inserita su richiesta della Russia, che voleva l'approvazione di un testo diverso da quello messo a punto, nella versione finale, dalla delegazione della Francia.

NO FLY ZONE
La risoluzione vieta «tutti i voli nello spazio aereo (...) con l'obiettivo di proteggere i civili». Il divieto non si applica «ai voli il cui unico obiettivo è umanitario». Gli Stati, che «potranno agire a livello nazionali o tramite organizzazioni regionali», vengono autorizzati a mettere in atto la no fly zone. Le operazioni dei jet militari andranno intraprese «dopo aver notificato il segretario generale (dell'Onu) e il segretario generale della Lega Araba».

PROTEZIONE DEI CIVILI, MA NO A FORZA OCCUPANTE
Il testo autorizza l'uso di «tutte le misure necessarie» per «proteggere i civili e le aree civili popolate sotto minaccia di attacco in Libia, compresa Bengasi», citata esplicitamente per permettere un intervento prima dell'arrivo delle forze di Muammar Gheddafi. Il Palazzo di Vetro dovrà essere «informato immediatamente delle misure intraprese dagli Stati» a questo scopo. In questo passaggio, rispetto alla prima versione, è stato aggiunto un inciso importante che «esclude una forza occupante» nel Paese africano.

RAFFORZAMENTO EMBARGO E SANZIONI
La bozza impone misure ancora più dure per fermare le armi che arrivano ai soldati di Gheddafi e «al personale mercenario armato», autorizzando ispezioni in «porti e aeroporti, in alto mare, su navi e aerei». Riguardo le sanzioni contro il regime, la bozza aggiunge nuovi nomi rispetto a quelli contenuti nella risoluzione 1970, approvata qualche giorno fa. In particolare, vengono inseriti l'ambasciatore della Libia in Ciad e il governato di Ghat (nella Libia del Sud), perchè «coinvolti nel reclutamento dei mercenari» da altri Paesi dell'Africa.

BANCHE BLOCCATE E STOP AI VOLI COMMERCIALI
Vengono bloccate una serie di entità finanziare libiche quali la Central Bank of Libya, la Libyan Investment Authority, la Libyan Foreign Bank, oltre che la Libyan National Oil Company. Tutti i voli di tipo commerciale da e per la Libia vengono vietati, esattamente come quelli militari, per fermare l'afflusso di denaro nelle casse del Colonnello o l'arrivo di nuovi mercenari.

New York - Raid aerei mirati contro le posizioni dell’esercito del regime libico di Muhammar Gheddafi potrebbero avvenire già questa notte, non appena ottenuto il via libera dell’Onu per un ricorso alla forza. Lo dicono fonti diplomatiche francesi, confermate dal primo ministro Francois Fillon. I raid potrebbero intervenire nel quadro di un’operazione condotta da Francia, Gran Bretagna e Emirati Arabi Uniti, ha precisato la stessa fonte. Un’informazione che per il momento non è stata confermata da altre fonti.


Il testo della risoluzione impone una no fly zone sui cieli della Libia, al fine di proteggere i civili nel Paese, compresa la città ribelle di Bengasi, che viene menzionata nella bozza di risoluzione. La votazione è attesa tra le 23 e le 24.

Fonti diplomatiche al Palazzo di Vetro hanno sottolineato che il testo, messo a punto dalla Francia assieme alla Gran Bretagna e al Libano, esclude esplicitamente la creazione di una «forza di occupazione» in Libia, il che tuttavia non significa che sia escluso a priori l’impiego di forze terrestri.

Questa formulazione, intorno al quale ruota il dibattito in corso, consente di dare luce verde ad operazioni militari mirate a salvare i civili, anche se esclude che le forze militari terrestri possano essere considerate una «forza di occupazione». Fonti diplomatiche che hanno assistito ai negoziati hanno detto che Russia e Cina, che hanno potere di veto, potrebbero astenersi (la risoluzione avrebbe comunque luce verde). Secondo le fonti, l’India potrebbe astenersi o votare `no´. Non è chiara, infine, la posizione di Portogallo e Germania, che negli ultimi giorni hanno sottolineato di preferire un inasprimento delle sanzioni piuttosto che un’operazione militare. Tutti gli altri Paesi del Consiglio dovrebbero dare il loro via libera. La risoluzione dovrebbe raccogliere almeno dieci voti favorevoli. Sono necessari nove voti per l’approvazione. Naturalmente senza alcun veto da parte dei Cinque Grandi, cioè Usa, Gb, Francia, Russia e Cina.

Nel pomeriggio il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, aveva parlato dell’urgenza di un intervento, che - come è noto - coinvolgerebbe comunque l’Italia, che ha dato la disponibilità delle proprie basi per la logistica delle operazioni aeree.

CORSA CONTRO IL TEMPO
«Stiamo arrivando a Bengasi, arriviamo questa sera e non avremo pietà». Muammar Gheddafi è apparso stasera in tv per lanciare la sua minaccia agli insorti della Cirenaica, a poche ore dalla possibile decisione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di un intervento per proteggere i civili «con tutti i mezzi», con la Francia pronta a colpire non appena ottenuto il via libera. Rivolgendosi direttamente agli abitanti della roccaforte della `Rivoluzione del 17 febbraio´ (che oggi ha celebrato in sordina la ricorrenza di un mese), il colonnello ha assicurato che «le persone disarmate non hanno niente da temere ma ogni casa sarà perquisita», chiedendo ai suoi di non inseguire i ribelli che depongono le armi e fuggono.

Già stamattina la tv di Stato libica aveva annunciato che le forze `lealiste´ erano alle porte di Bengasi. Notizia smentita dal Consiglio transitorio libico, l’organo politico dei ribelli, nell’ormai consueta altalena di annunci e repliche. È stato così una settimana fa per Ras Lanuf, poi Brega e Ajdabyia, lo è ancora a Misurata, ultima roccaforte degli insorti nell’ovest della Libia, dove anche oggi ci sono stati scontri. E ora tocca a Bengasi, dove a mettere un punto fermo sono stati gli Stati Uniti: «Le truppe di Gheddafi sono a 160 km dalla città», ha detto il sottosegretario di Stato William Burns.
 
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