Tigre del Caspio

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Vidkun Quisling
view post Posted on 1/3/2011, 00:04




La tigre del Caspio o tigre persiana (Panthera tigris virgata Illiger, 1815) è una sottospecie di tigre attualmente estinta. In origine, era diffusa in Anatolia, Caucaso, Kurdistan, Iran, Afganistan e in gran parte dell'Asia Centrale fino alla Mongolia. Questa sottospecie era tra tutte quella diffusa più ad occidente ed era inoltre una delle più grandi, rivaleggiando per imponenza con la tigre siberiana (P. t. altaica). Si ritiene che si sia estinta negli anni 80, anche se numerosi avvistamenti, unite a impronte, ruggiti e feci di tigre, si susseguono tuttora. Fino a pochi anni fa era ritenuta una sottospecie a tutti gli effetti, ma i risultati di una ricerca genetica del 2009 hanno dimostrato che tale animale fosse imparentato molto strettamente con la tigre siberiana. Separata da essa da una sola lettera del codice genetico, si ritiene che si sia differenziata dalla sua controparte nordica solamente nel secolo appena trascorso. Alcuni ricercatori hanno suggerito che sarebbe possibile reintrodurre alcuni esemplari di tigre siberiana nell'antico areale della tigre del Caspio con la speranza di ricreare la sottospecie scomparsa.
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Una tigre del Caspio tenuta in cattività in una foto poi resa a colori del 1899 allo zoo di Berlino

Di tutte le tigri conosciute al mondo, la tigre del Caspio era la terza più grande. Il corpo di questa sottospecie era abbastanza tarchiato e prolungato con zampe larghe e grandi e gli artigli insolitamente lunghi. Le orecchie erano corte e piccole ed hanno dato l'apparenza di essere senza peli sulle punte. Intorno alle guance la tigre del Caspio era molto pelosa ed il resto della relativa pelliccia era lungo ed a strati. La colorazione assomigliava a quella della tigre del Bengala. L'esemplare nel museo britannico ha un colore giallo-oro sopra la parte posteriore ed i fianchi, mentre i lati del corpo sono più chiari della parte posteriore e lo striping inoltre varia da luce a colore marrone scuro. La cassa e l'addome sono bianchi con le bande gialle, mentre la zona facciale è gialla con le bande marroni sulla fronte e le zone bianche evidenti intorno agli occhi ed alle guance. Le parti esterne delle zampe sono di colore giallo e le zone interne bianche. La coda di questa sottospecie è gialla ed ha bande bianche giallastre. Nell'inverno, i peli della tigre del Caspio erano molto lunghi e la tigre ha avuto una criniera ben sviluppata della pancia e una criniera corta della nuca. Le tigri del Caspio maschi erano molto grandi e pesavano 169-240 chilogrammi. Le femmine non erano così grandi, pesando 85-135 chilogrammi. Il più grande esemplare conosciuto raggiungeva i 320 chilogrammi.

La tigre del Caspio era la sottospecie di tigre (insieme alla tigre del Bengala) usata nelle arene romane. A Roma questa sottospecie era la più accessibile poiché ha abitato i bordi orientali dell'Impero Romano. Sono stati importati da Caucaso, Mesopotamia e Persia. La prima tigre che ha combattuto dentro Roma era un regalo da un ambasciatore indiano all'imperatore romano Ottaviano Augusto Cesare durante l'anno 19 a.C. Nelle arene romane la tigre combatteva contro i gladiatori ed altri animali, tra cui il leone asiatico e il leone dell'Atlante. Queste stragi ridussero il numero di tigri terribilmente e si ritiene che abbiano fatto scomparire la tigre del Caspio dall'Asia Minore.

Tutte le sottospecie di tigri derivano da un unico ceppo che, nel Pleistocene, popolava la Siberia meridionale e che, da lì, si diffuse poi in tutto il continente asiatico. Mentre gli altri spostamenti interessarono la Cina, l'India e il Sudest asiatico, gli antenati della tigre del Caspio furono gli unici a dirigersi verso ovest: anche per questo la tigre del Caspio era la sottospecie che presentava le maggiori differenze genetiche rispetto a tutte le altre.
Una leggenda afferma che il fiume Tigri, in Mesopotamia, ricevette il suo nome dopo che una delle numerose tigri delle sue rive aveva attraversato le sue acque turbolente mentre portava una principessa incinta sul suo dorso.
La crescita demografica umana, col tempo, finì per ridurre progressivamente l'area di diffusione della tigre del Caspio. Si ritiene che ai tempi dell'Antica Grecia la tigre del Caspio fosse già scomparsa dall'Anatolia, per cui i Greci vennero a conoscenza dell'esistenza dell'animale solo durante le campagne di Alessandro Magno contro l'Impero Persiano.
È possibile che, già dopo la caduta di Roma, la tigre del Caspio fosse scomparsa dalla Turchia, sebbene alcuni smentiscano questa ipotesi. Probabilmente, dopo la fine dell'Impero Romano, la tigre del Caspio sopravviveva ancora in Turchia, in Persia, in Afghanistan e in Mesopotamia.
La sottospecie in realtà non ha sofferto fino all'arrivo delle misure previste dagli zar della Russia di occupare effettivamente le terre di frontiera dell'Asia Centrale e del Caucaso e poterle così reclamare senza possibilità di discussione.
Furono comunque gli avvenimenti dell'inizio del XX secolo a segnare la fine della tigre del Caspio: ritenendo che la diffusione dell'animale non fosse compatibile con lo sviluppo delle attività umane, le autorità russe all'inizio del '900 ordinarono all'esercito di sterminare le tigri, cosa che accadde nel giro di poco tempo. Inoltre, i coloni delle terre del Caspio cominciarono a sfruttare intensivamente la terra per coltivarvi cotone e riso, disboscando aree molto estese e distruggendo così l'habitat della tigre. A ciò, infine, si aggiunse la caccia delle prede abituali della tigre. La tigre del Caspio era inoltre ritenuta molto pericolosa per gli uomini, poiché era accusata di causare stragi. È possibile che a scatenare tale odio fosse l'attacco di qualche tigre, che, non trovando più le sue prede abituali, si spingeva fino agli insediamenti umani e attaccava gli uomini.
Un progetto di colonizzazione simile a quello del Caspio riguardò anche il Mar d'Aral, le grandi aree fluviali del Sir Daria e dell'Amu Daria e, infine, le zone montuose di confine con la Cina, l'Afghanistan e la Persia. L'ultima di queste zone in cui abitarono le tigri del Caspio è stata Tigrovaya Balka, oggi una riserva naturale incuneata nel Kirghizistan. Si sono documentati presunti avvistamenti in quest'area fino agli anni cinquanta, ma sempre senza confermarli. In Tagikistan si sono avuti avvistamenti fino al 1961.
Una politica simile nel Caucaso all'interno dell'Unione Sovietica sterminò la tigre nel moderno Azerbaigian agli inizi del secolo, benché nel 1964 si diffuse una notizia secondo la quale alcuni esemplari avevano nuovamente colonizzato l'area fino all'Iran e in seguito erano spariti. All'estremo orientale della sua distribuzione, il lago Balqaš, l'estinzione avvenne tra il 1930 e il 1940. Il divieto di caccia alla tigre nell'URSS, proclamato nel 1947, arrivò troppo tardi per la tigre del Caspio, ma servì a salvare l'ugualmente perseguitata tigre siberiana.
Le date della scomparsa della tigre del Caspio negli altri paesi sono più dubbie. L'estinzione della tigre nel bacino del Tarim (Cina) si situa intorno al 1920, quando una infelice politica di gestione delle acque accelerò la desertificazione della zona. La data della scomparsa in Afghanistan non si conosce, mentre quella più accreditata per l'Iran è il 1959, quando venne abbattuto un esemplare nel Parco Nazionale del Golestan, a est del Paese. Nonostante ciò, ci sono stati avvistamenti in questi ultimi due Paesi negli anni '60 e anche successivamente. Addirittura si parla di un esemplare abbattuto nel 1997, al nord del Paese, ma la notizia è molto incerta e ci sono buone ragioni per ritenere che l'animale morto fosse in realtà un leopardo.
Il caso della tigre in Turchia è piuttosto strano. La legislazione degli anni trenta di questo paese considerava la tigre come un flagello nell'Anatolia orientale, uno stato legale che non è cambiato fino al 2004. Quando si seppe dell'estinzione della tigre in Iran, nessuno pensò che sarebbe potuta sopravvivere in un paese più antropizzato come la Turchia, e questa sottospecie venne considerata estinta. Ma nel 1970 ne fu ucciso un esemplare a Uludure, nell'est del paese. Un botanico che lavorava nella zona giunse a fotografare la pelle dell'animale nel 1972, e tale esemplare venne giudicato piuttosto giovane (e pertanto indizio della presenza di altri esemplari adulti) per la distribuzione delle sue strisce.
Comunque, le diverse spedizioni di scienziati turchi in quella zona non sono riuscite a trovare nessun esemplare vivo, sebbene svariate persone, civili e militari distaccati alla frontiera con Iraq e Siria, abbiano dichiarato di aver avvistato esemplari in zona, in alcune occasioni, e di aver sentito ruggiti provenienti da diverse direzioni. Alcuni ex-cacciatori di frodo assicurano di aver ucciso da 3 a 5 tigri nella regione durante gli anni ottanta e di aver venduto le pelli clandestinamente in Iraq; ma come ci si aspettava, c'è sempre la possibilità di una confusione con i leopardi che abitano ancora la zona.
Si è parlato di una nuova spedizione più approfondita nell'area nel 2006, ma alla fine non ne è stato nulla. Per il momento non ci sono ancora state altre spedizioni.
 
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