Blue Is True.

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view post Posted on 17/11/2010, 00:07
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Picchè nu sem nu e quand passeme la gente fa': esseè...quiss!!

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Blue Is True.


di Michael Novak



Se ci tenete all’ambiente il vostro colore simbolico non dovrebbe essere il verde ma il blu. Per prima cosa, oltre due terzi della superficie terrestre è blu e rappresenta una delle maggiori sfide ambientaliste: nonostante tutta quell’acqua, oltre un miliardo di persone non ne hanno di pulita da bere. Inoltre, il blu ha un significato politico. Dove la gente è povera, le condizioni ambientali tendono ad essere pessime; il Ventunesimo secolo ha provato che il miglior modo di mettere fine alla povertà non era il rosso - colore del socialismo – ma il blu, il colore della libertà, dell’iniziativa personale e dell’impresa.

“L’Ambientalismo Blu” è la via che dovremmo costruire sul sensazionale successo del movimento ambientalista degli ultimi 30 anni. Dovremmo iniziare dal sincero riconoscimento di questi successi. La visione retorica di certi ambientalisti ha funzionato come paraocchi di un cavallo da soma: li ha prevenuti dal guardarsi intorno invece che solo davanti. Come risultato, il pubblico è stato raramente incoraggiato a guardarsi indietro per vedere quanti progressi fossero stati fatti nel migliorare l’ambiente nel Ventesimo secolo e specialmente dopo il primo “Earth Day” nel 1970.

Alcuni dei più importanti cambiamenti nell’ambiente umano, infatti, vengono di rado discussi tra le “questioni ambientali”. Per esempio (1) il progresso nell’igiene, che all’inizio del Ventesimo secolo ha portato al “sanitation movement” per la rimozione dei rifiuti umani (il termine inglese sanitation descrive il complesso di soluzioni per la raccolta e il trattamento degli scarichi, dalle nostre case al depuratore); (2) l’ingresso dell’automobile che ha rimpiazzato il cavallo e rimosso gli escrementi di 3.4 milioni di cavalli dalle strade urbane; e (3) l’avvento del gas naturale e l’elettricità che hanno rimpiazzato i vecchi metodi di bruciare la legna e il combustibile fossile in migliaia di stufe e camini nelle sovraffollate abitazioni urbane.

Questi progressi hanno dato vita a un’America immensamente pià pulita. Basta considerare, per esempio, la saga del cavallo americano. Nel 1900 negli Stati Uniti c’erano 20.4 milioni di cavalli; questi avevano una capacità di trasporto combinata che equivaleva a tre quarti della capacità di trasporto di tutti le ferrovie statunitensi. Ma c’erano dei problemi: i cavalli, in media, richiedevano circa quasi 18 kg di cibo al giorno, o 5 tonnellate l’anno; per far crescere quel cibo ci volevano circa il 25% delle terre agricole statunitensi, o 37.6 milioni di ettari, da tutte le altre ad uso agricolo; ogni cavallo produceva circa 5443 kg di concime e 1514 litri di urina per anno- che risultano particolarmente tossiche in aree urbane affollate. Il cambio tecnologico tra cavallo ed automobile fu una grande benedizione per la salute e la pulizia e ha recuperato 36.4 milioni di ettari di buona terra a scopo produttivo.

In America, durante lo scorso secolo, circa 202.34 milioni di ettari sono stati riconvertiti in terreni boschivi. Dall’aeroplano, il New England, nel tratto tra Albany e Boston, sembra coperto da un manto di foreste, da un centro all’altro, quasi come ai tempi del 1600. Un biologo per animali selvatici dello Stato di New York ha detto “Molti americani dell’Est non si rendono conto di vivere in una grande foresta”. Le specie selvatiche di animali che una volta venivano considerate in via d’estinzione ora prosperano. Il cervo è aumentato di 20 milioni, più che ai tempi di George Washington; gli orsi bruni sono 150.000 e l’alce oltre 700.000. In una parola, la fauna è rigogliosa come mai prima d’ora ed anche in quelle parti di America che si pensa siano generalmente le più urbanizzate e densamente popolate.

Non dovremmo nemmeno ignorare l’immenso effetto positivo che movimenti ambientalisti hanno avuto dal 1970. La legislazione per l’“aria pulita” divenne effetiva nel 1955 e fu modificata parecchie volte compreso nel 1970 – non c’era nessun politico che fosse favorevole all’aria inquinata – e dal 1976 sino al 1999, un periodo di 23 anni appena, mentre i valori dei sei tipi d’inquinamento dell’aria banditi e strettamente monitorati dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (EPA) furono considerevolmente abbassati. L’inquinamento del piombo, per esempio, fu ridotto del 97%, il biossido di zolfo del 65%; il monossido di carbonio del 68%. L’Istituto di Ricerca del Pacifico ha raccolto altri dati dall’ EPA riguardo la qualità dell’aria e i livelli chimico-tossici che esemplificano tale progresso.

Tutto questo sembra sorprendente, perché la stampa raramente lo riporta. Nemmeno gli ambientalisti del genere “apocalittico” lo ricordano mai e si inquietano se altri lo fanno. Incoraggiati da questa valutazione realistica sul progresso che abbiamo raggiunto, dovremmo affrontare le tematiche specifiche che ho menzionato all’inizio: acqua potabile pulita. Ci sono 1.1 miliardi di persone nel mondo che non ce l’hanno. Aiutare questa gente non è un’iniziativa astratta come quella di prevenire il “riscaldamento globale”, è un compito serio e urgente.
Questo problema affligge i continenti più poveri della Terra. In nord America, il 100% della popolazione giova di acqua potabile; in Europa il 96%. Mentre in Africa, solo il 62% - di una popolazione di più di tre quarti di un miliardo di persone- usufruisce di acqua pulita scorrevole. In Asia l’81%; ma dato che è il continente più popoloso, ha il numero maggiore di persone colpite, circa 700 milioni.

Progressi significativi furono fatti tra il 1990 ed il 2000. Nonostante la popolazione mondiale crebbe di quasi 800 milioni durante questa decade, ancora, in Asia e Africa la percentuale di popolazione che ha avuto accesso all’acqua pulita ha fatto un salto di 5 punti percentuali. In realtà 816 milioni di persone in tutto il mondo acquisirono un nuovo accesso all’acqua durante quel breve periodo (circa 224.000 al giorno per 10 anni).

L’Africa dovrebbe essere ad alta priorità. Data la peculiare estrema variabilità interna a questo continente di risorse e riserve d’acqua, il suo sistema idrico deve essere tra i migliori disegnati al mondo; invece, è il più trascurato del mondo. Il costante ciclo di guerre civili, la cattiva amministrazione di governi fragili e la loro corruzione, le risorse che vengono gestite malamente hanno penalizzato i popoli dell’Africa in maniera incisiva. Questo deficit politico previene l’Africa dal godere del progresso economico quale quello della maggior parte del resto del mondo – specialmente l’Asia, che non molto tempo fa era anche più povera dell’Africa, ma ha attualmente preso il volo sorpassando quest’ultima.

I tentativi per dare all’Africa le risorse idriche non hanno alcuna difficoltà tecnica che non si stata superata in altri continenti. Ma gli ostacoli politici, culturali e economici sono più severi. Nel complesso l’Africa si è abituata alla sovvenzione e/o all’acqua senza costi; allo stesso tempo, nessuno è obbligato a pagare per il flusso d’acqua – né gli agricoltori il cui inquinamento agricolo incide sulle acque a valle, né gli le industrie inquinanti, né le città e villaggi che riversano reflui non depurati nelle riserve d’acqua. Non ci sono incentivi per la salvaguardia dell’acqua pulita. Infatti l’acqua è troppo spesso trattata in maniera irresponsabile.

C’è bisogno di politiche che impongano sia incentivi che costi per incoraggiare un uso più responsabile. Per esempio, se ai cittadini di certe regioni venissero dati dei coupons che gli dessero diritto a un’adeguata porzione di acqua gratis all’anno e che dovrebbe essere pagata con una somma modesta per ogni uso addizionale, per la prima volta si avrebbe un incentivo nell’usare l’acqua in maniera responsabile – altrimenti costerebbe di più. Con lo stesso criterio, i costi sarebbero imposti a coloro che inquinano, siano essi industrie, governi o famiglie, in proporzione allo scarico di materiali non depurati nelle riserve d’acqua. Inoltre, dovrebbero essere offerti premi finanziari o di altro tipo per ogni entità che costruisce e cura la manutenzione di attrezzature per il trattamento.

In Asia il problema dell’acqua interessa principalmente la Cina. La scarsità è diventata estrema, con il peggio che deve ancora venire; e le strutture governative del Paese non sono equipaggiate per affrontare la questione. Ma la Cina sta crescendo rapidamente in ricchezza e ha una profusione di talento tecnico, per questo possiamo contare sui cinesi per risolvere la loro crisi d’acqua. (Ovviamente gli daremo qualsiasi aiuto e consiglio che richiederanno.)

Portare l’acqua a tutte le persone nel mondo richiede immaginazione ed iniziativa, capitale e alte capacità iniziative. Le istituzioni che appaiono maggiormente pronte ad offire questi requisiti sul tavolo sono nel settore del “corporate business”. In alcuni luoghi, i servizi pubblici potrebbero essere i migliori per fornire l’acqua, se riescono contemporaneamente ad essere efficienti e senza corruzione; in altri le compagnie private saranno la migliore soluzione; e per altri ancora delle società miste pubblico-privato. Ma in tutti i casi, l’Ambientalismo Blu incoraggia i più alti livelli di praticità e le imprese private.

Questo principio non si applica solo al tema dell’acqua pulita; è una lezione attraverso tutta la gamma ambientalista. L’Ambientalismo Blu è basato sulla cruciale visione che la natura è intesa per l’uomo, non l’uomo per la natura. Gli esseri umani sono dotati della loro libertà per essere previdenti rispetto al loro destino. Un maniera per esercitare tale tutela è di prendersi cura del proprio habitat e non di inquinarlo. Henry Adams si accorse che la scienza e la tecnologia era la “dinamo” mascolina del nostro progresso - ma egli intuì che questo progresso ha bisogno di essere bilanciato da un’educazione femminile della natura, che lui espresse con il simbolo della “Vergine”.

In Occidente ora è in corso una battaglia per precisare il significato simbolico di Vergine. Le montagne incorrotte, le cascate, i laghi, le foreste e i fiumi incontaminati vengono percepite, di per se stesse, come un surrogato della Verginie La Natura viene sentita come sublime, un ordine più puro che suona come un rimprovero all’ordine determinato dall’uomo. Il fatto che la natura abbia esercitato per la maggior parte della Storia un crudele e fatale dominio sull’uomo che ne è stato represso? Adesso la Natura viene vista, poco plausibilmente, come semplicemente munifica. Questo è il grande psicodramma che è stato messo in scena dal movimento ambientalista moderno. Elementi mitici di grande valore ne sono rimasti coinvolti. Coloro che scelgono di procedere con un intatto senso critico devono devono pagare un duro prezzo rispetto alla realtà delle cose: i temi sottostanti a questa materia non sono solo politici, ma anche delle visioni religiose di purezza, bontà ed educazione.

Il primo principio guida dall’Ambientalismo Blu deve essere il realismo. Questo significa che dobbiamo ottenere la più accurata, non politicizzata ed indipendente visione possibile della cruda realtà delle tendenze ambientali, e promuovere lo sviluppo di metodi avanzati per affrontarle. Alla neopagana deificazione della natura dobbiamo rispondere proponendo gruppi di azione che promuovano veramente un prospero ambientalismo in maniera misurabile e dentro limiti definiti di tempo.

Il secondo principio guida deve essere la libertà. Mentre alcuni ambientalisti del passato preferivano criticare e punire, l’Ambientalismo Blu dovrebbe scegliere un metodo comprovato di maggiore effettività: creare mercati in cui sia gli incentivi positivi sia quelli negativi funzionino bene, nell’interesse tanto dell’ambiente quanto dei cittadini. Quando gli essere umani scelgono liberamente, normalmente calcolano costi e benefici delle loro azioni in maniera attenta, per non soffrire le conseguenze derivate dal non averlo fatto. Pertanto tali costi e benefici dovrebbero allinearsi per promuovere il bene comune mentre rispettano la libera scelta. Infatti aiutando la promozione del bene comune, gli individui cittadini ne beneficeranno direttamente. Per esempio, gli incentivi per migliorare l’efficienza energetica pagati a chi possiede casa salvano l’uso energetico dell’intera comunità ed allo stesso tempo riducono i costi annuali per gli individui con casa. I buoni risultati si ottengono quando il bene personale si sovrappone con quello comune; tanto più possibile, le politiche dovrebbero mirare a tale risultato.

Il terzo ed ultimo principio guida è quello di risollevare la povertà. Il peggior inquinamento del mondo è nei paesi poveri; si genera per via dei metodi primitivi di riscaldamento e raffreddamento, per colpa di sistemi sanitari inadeguati e altre cause esplicitamente connesse alla condizione di povertà. Nell’Agosto del 2002 una enorme nuvola marrone si è accumulata sopra l’Asia – il risultato, dicono gli esperti, di un’inversione dell’aria alimentata dai fumi delle torba, della legna da ardere e di altri materiali primitivi in milioni di case e cucine. La deforestazione e desertificazione sono altre conseguenze della dipendenza di metodi tradizionali di riscaldamento. Tutto questo dovrebbe fare della povertà una questione cardine dell’ambientalismo.

La nostra più profonda motivazione nel cercare di aiutare i poveri a guadagnarsi un maggiore benessere, è nella loro liberazione e per una dignità di base – in modo che tutti diventino ciò che Dio ha dato loro di essere potenzialmente. L’Ambientalismo Blu è la strada migliore per aiutare i poveri dei continenti afflitti a rialzarsi dalla condizione di povertà, nel modo che ha funzionato a meraviglia in India e Cina durante gli ultimi 20 anni. Si tratta di riconoscere la precisa relazione tra proprietà privata ed il diritto personale all’iniziativa economica e fare i necessari passi a livello politico-istituzionale per dare a questi diritti un reale supporto nella pratica.

E’ fondamentale, per esempio, che il diritto delle imprese non venga criminalizzato – mentre la maggior parte degli imprenditori in Perù e molti altri nei Paesi dell’America Latina sono costretti a lavorare in maniera informale o illegale. Il diritto di costituire un piccolo business segue il diritto di associazione. Lo Stato ha il diritto di regolare tale registrazione e magari una piccola somma per coprire le spese; ma tale registrazione dovrebbe essere conveniente e veloce. Inoltre, è cruciale che si disponga di un larga scorta di micro-mutui per le persone povere che hanno dei promettenti piani di business. Le nuove istituzioni che si specializzano in elargire tali prestiti dovranno partire da zero, dato che le maggiori banche esistenti nelle nazioni del Terzo Mondo prestano poco o niente ai poveri. Il prestito rappresenta la base del business, dato che i poveri non hanno capitali presistenti con i quali lanciare o espandere i loro affari. Tutto quello che possiedono sono le loro idee, il loro sudore e le loro buone abitudini: ma dato che loro sono la principale causa bel benessere delle nazioni questo è abbastanza per giustificare la creazione di istituzioni che li promuovano.

L’ambientalismo blu, dunque, è per la diffusione di quelle istituzioni di distribuzione dei poteri che promuovono la proprietà privata e la creatività. Non è il talento che Dio diede ai poveri, attualmente, ad essere sul banco dei testimoni, ma l’inadeguatezza del sistema politico e delle istituzioni sociali che hanno fallito nel farlo crescere e nel sostenerlo. La libertà genere la speranza fondamentalmente realizzabile di portare ogni donna, uomo o bambino nel cerchio del benessere universale che questo pianeta sembra destinato a alimentare. I prodotti della terra sono stati assegnati ad un fine universale e quel fine è liberare ogni persona del mondo dalla prigione di povertà.
Anche la la libertà ha una propria ecologia. L’ambientalismo blu nutre l’ecologia della libertà.

Tratto da National Review, Marzo 2003

Traduzione di Barbara De Rossi

 
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