Il gioco politico, La teoria delle scelte pubbliche

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almylai
TOPIC_ICON13  view post Posted on 7/11/2007, 21:06




Alcuni concetti chiave (tratti da P. Samuelson _ Economia), ci serviranno per arrivare a motivare razionalmente scelte alternative alla democrazia rappresentativa.
Sta a noi vedere quanti di questi concetti possono essere riferiti alla nostra realtà micronazionale.

(In fase di aggiornamento)

L’approccio delle scelte pubbliche alle decisioni non di mercato consiste:
1) nel proporre le medesime assunzioni di comportamento della scienza economica (ossia relative ad individui razionali e utilitaristici);
2) nel descrivere sovente il processo di rivelazione delle preferenze come analogo a quello di mercato (per cui gli elettori si attivano nello scambio, gli individui rivelano le loro funzioni di domanda attraverso il voto, ed i cittadini escono ed entrano nei club); e
3) nel porre lo stesso tipo di questioni della teoria tradizionale dei prezzi, ossia: esistono gli equilibri? sono essi stabili ed
efficienti nel senso di Pareto? e come sono ottenuti?

I.
Il gioco della politica ha le sue regole ed i suoi giocatori.
Il processo politico di decisione si svolge nell'ambito di un insieme di regole e norme:
la Costituzione e le leggi elettorali

Per i nostri scopi, la più importante regola del gioco è che le decisioni sono prese da rappresentanti eletti.

In termini economici, gli elettori sono i consumatori i cui desideri una democrazia, si suppone, deve soddisfare.
L'altra componente sono i rappresentanti eletti, ossia i politici.

Che cosa motiva i politici?
La maggior parte è motivata da una combinazione di pragmatismo e ideologia, in cui la ricerca della sopravvivenza elettorale si unisce ad opinioni fondamentali su come deve essere governata una nazione. Alcuni cambiano rapidamente le proprie posizioni seconda la direzione da cui spira il vento politico; altri hanno opinioni così radicate sui problemi da essere disposti a rischiare la sconfitta per difendere i propri ideali.

Ma la teoria delle scelte pubbliche taglia questo groviglio di motivazioni complesse prospettando un'ipotesi semplice: si suppone che i politici si comportino in modo da massimizzare la propria probabilità di rielezione.
Cioè, si suppone che desiderino massimizzare i voti, esattamente come si suppone che le imprese vogliano massimizzare i profitti.

Gli uomini politici sono organizzati in partiti.
Ma tra i partiti e gli elettori stanno realtà note come gruppi d'interesse, che rappresentano persone o imprese che si sono unite per esercitare pressioni sui politici a favore di un insieme ristretto d'interessi o problemi.

[continua]

Edited by almylai - 14/11/2007, 11:34
 
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almylai
view post Posted on 14/11/2007, 11:20




Teorema dell’impossibilità di Arrow
(in fase di aggiornamento)

• Quali requisiti dovrebbe soddisfare un metodo di scelta collettiva eticamente accettabile?
• Secondo Arrow, partendo da ordinamenti di preferenze individuali completi e coerenti, non è possibile definire una regola di scelta collettiva che sia in grado di fornire un ordinamento delle alternative completo e coerente che soddisfi i seguenti criteri:

– Consentire di raggiungere una decisione, qualunque sia la configurazione delle preferenze (Dominio non ristretto);
– Stabilire una graduatoria tra tutti i risultati possibili (Completezza)
– L’ordine di preferenza della società deve riflettere quello degli individui (Principio di Pareto)
– Essere coerente (Principio di transitività)
– L’ordine di preferenza che la società assegna alle alternative A e B deve dipendere solo dalle preferenze dei votanti riguardo ad A e B (Indipendenza dalle alternative irrilevanti)
– Le preferenze della società non devono riflettere solo le preferenze di un singolo individuo (Non dittatorialità)

Edited by almylai - 14/11/2007, 12:14
 
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view post Posted on 18/12/2007, 19:11




CITAZIONE (almylai @ 7/11/2007, 21:06)
Gli uomini politici sono organizzati in partiti.
Ma tra i partiti e gli elettori stanno realtà note come gruppi d'interesse, che rappresentano persone o imprese che si sono unite per esercitare pressioni sui politici a favore di un insieme ristretto d'interessi o problemi.

Il problema degli interessi esiste da quando la politica è a stretto contatto con l'economia e con la gestione delle tasse.
Poi bisogna aggiungere che la classe politica, quella italiana, arriva da un periodo storico che ha esaltato, in modo anche mass-mediatico, il problema della gestione delle risorse.

Bisognerebbe cercare di dividere, anche in modo forzato, i rapporti fra imprenditoria e stato. E' l'unica soluzione che vedo in questo momento per la nostra povera nazione.
 
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almylai
view post Posted on 19/12/2007, 00:14




L'esempio dei gruppi d'interesse è emblematico di certe distorsioni del potere politico: quando uno di questi gruppi "cattura" un ufficio pubblico o un corpo legislativo si ha il caso di governo non rappresentativo (di una maggioranza).

Il caso sopra riportato è un fallimento della democrazia, ma è una eventualità che deriva dalla opportunità data a minoranze agguerrite (o ben finanziate) di "catturare" il potere.

Questo fallimento è dovuto alla necessità di dover prendere comunque decisioni pubbliche non unanimi, col risultato che però queste possano essere inefficienti o inique.

Fermo restando che non esiste un sistema politico perfetto, le decisioni pubbliche devono essere condivise per ridurre le iniquità.
Il problema non è tanto che gruppi economici privati possano influenzare le decisioni collettive, il problema è che si ritiene giusto che tali decisioni siano prese da gruppi d'interesse ristretti, perché ciò è ritenuto più efficiente ed efficace rispetto alle decisioni prese per unanimità (o con una maggioranza qualificata)

Nel caso di assemblee legislative, se è pur vero - è stato dimostrato - che le decisioni all'unanimità, per la loro peculiare natura, non sono mai innovative, perché tendono a rispettare lo status quo (e a minimizzare le perdite, vista la scarsità di risorse), per accontentare tutte le posizioni, è anche vero che comunque è sempre una maggioranza a decidere l'ordine dei lavori.
E' il presidente dell'assemblea che decide l'indirizzo politico, in quanto stabilisce l'ordine del giorno.
 
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3 replies since 7/11/2007, 21:06   106 views
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