Peti e scoregge.

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view post Posted on 25/2/2016, 19:57
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In medio stat virtus

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Anche l'umile e poco apprezzato peto (scoreggia) vanta una storia millenaria.

Nei dialetti liguri petelà significa “spettegolare”. Il termine non è presente nel VPL (1), ma è abbastanza diffuso nei dialetti liguri, insieme ai suoi derivati (Vallecrosia peteleiřa (2) ; Genova pettelëa “pettegola” (3)). La forma verbale è stata creata, verosimilmente, sulla base di petu (4) “peto, flatulenza” < pēdĭtum “peto” part. perf. di pēdĕre “scoreggiare”, con caduta della -i- atona e assimilazione regressiva -dt- > -tt-: *pettu(m) (REW e REWS 6358; REWS 6541a ; DEI 4, 2880; DELI 4, 916, FEW 8, 131-45), presupposta dalla presenza della -t- in quanto, nei dialetti liguri, -tt- > -t-; -t- > -d- > 0; la forma italiana peto, invece, sembrerebbe derivare ugualmente da pē(dĭ)tum, ma con caduta della sillaba -di- (cfr. dito < di(gi)tum), poiché -tt- si sarebbe mantenuto. A conforto della proposta etimologica, vi è il fatto che petu, oltre al significato proprio, assume quello traslato di “pettegolezzo”: dà a mente a tüti i peti “prestare attenzione, dare ascolto a tutti i pettegolezzi”; cuntà tüti i peti “raccontare tutti i pettegolezzi”; savé tüti i peti “conoscere tutti i pettegolezzi, sapere tutto di tutti” (5) . Da *pettum derivano anche il franc. pet e il cat. pet, mentre lo spagnolo pedo e il portoghese peido, come l’italiano peto, risalgono a pē(dĭ)tum.
Il latino pēdĕre trae origine, a sua volta, dal tema indoeuropeo *pezd-, pzd-, che è attestato in baltico, slavo, latino e greco : lat. pēdō < *pezd-, russo bzdity, lit. bezdù (forse prestito dal russo). Il gr. βδεω (bdeō) si basa su *pzd- → *βζδ-, con scomparsa di /z/(6) . Anche il latino ha perduto /z/ nel corso della sua storia, probabilmente intorno al V sec. a.C.(7) , non solo nel gruppo consonantico /zd/ ma anche nei gruppi /zm/ /zl/ /zn/ (stadio intermedio con la sonora da /sm/ /sl/ /sn/) (8) : dimoveo “muovere da una parte all’altra, aprire ” < *dismoveo; mūlus “mulo” < *mus-lo; fanum “tempio” < *fas-n-om (osco fiisnam). L’inglese fart “to break wind” (Antico Inglese *feortan; Medio Inglese farten/ferten), il tedesco furzen (Antico Sassone fertan; Basso Tedesco furten; Antico Alto Tedesco ferzan; Medio Alto Tedesco varzen/verzen/vurzen), l’Antico Norvegese *ferta/freta, il danese fjerte, lo svedese fjerta, il lituano persti, il lettone pirst, il greco πέρδειν, il scr. párdate, derivano invece dal tema *perd-. (9)
Dalla stessa base deriverebbero anche l’armeno orotal “tuonare” (con il dev. orotumn “tuono”) e p’orotal “brontolare”, secondo l’ipotesi di Charles de Lamberterie (10), che contesta la proposta dello svedese E. Lidén che riconduce, invece, orotal ad un tema *per- “battere”. L’armeno ha perso il significato originale, usando la base per il rumore del tuono o per i brontolii. Un simile sviluppo si è potuto verificare soprattutto perché la base *perd- si applicava ad un “peto rumoroso”, distinguendosi dalla base vicina *pezd- che significava “rilasciare un peto silenzioso”. Nel germanico, il tema i.e. *perd- è rappresentato regolarmente da *fert- (a seguito della prima rotazione consonantica o germanische lautverschiebung, con passaggio delle occlusive sorde in aspirate), con un presente *fert-a- continuato dall’antico tedesco *feorten (attestato indirettamente dal sostantivo feorting “peto”) e antico alto tedesco ferzen “scoreggiare” che ha corrispondenza con il gr. πέρδειν e il sct. párdate. Le forme attese sono conservate dal germanico occidentale, il germanico nordico (antico islandese: presente freta, preterito frat “scoreggiare”) presenta una metatesi paragonabile a quella dell’armeno orot- < *prod- < *perd- e apofonia simile a quella del gr. πέρδομαι/(πέ)πορδα, se non fosse per l’anticipazione della -r-. I germanisti attribuiscono questa metatesi ad una “deformazione tabuistica”, anche se è possibile pensare ad un’influenza della base onomatopeica pr- che si presta bene al fonosimbolismo: franc. arg. faire un prout “fare un peto”; ital. prrr per indicare sia il rumore di un peto che quello di un pernacchio. Generalmente le lingue indoeuropee, nel corso della loro evoluzione, hanno optato per un tema o per l’altro. Le due basi distinte si sono conservate nel russo: бздеть/набздеть [bzdet'/nabzdét'] e пердеть/пёр(д)нуть [perdét'/pyór(d)nut'].


1) VPL 1985-94 Vocabolario delle Parlate Liguri, Genova (5 voll.).
2) Informazione personale
3) Casaccia Giovanni 1876 2 Dizionario Genovese-Italiano II ed., Tipografia di G. Schenone, Genova.
4) Panligure anche se manca nel VPL. Da petu deriva anche petà “scoppiare” e, in senso traslato, “morire”.
5) Cito, anche se non pertinente, la curiosa espressione avé u cuřù di peti buglì, letteralmente “avere il colore dei peti bolliti”, con due significati: “avere un colore indefinito”, “star male, avere una brutta cera”.
6) Chantraine Pierre 1968 Dictionnaire étymologique du grec ancien, Klincksieck, Paris
7) Devoto Giacomo 1976 Il linguaggio d’Italia, Rizzoli Editore, Milano pag. 86
8) Riemann Othon/Goelzer Henri 1901 Grammaire comparée du grec et du latin, Librairie Armand Colin pagg.221-23
9) Per un elenco esaustivo delle forme da *perd-/ *pezd- vedi Köbler Gerhard, Indogermanisches Wörterbuch http://www.koeblergerhard.de/germanistisch...erbuch/idgP.pdf 19.09.2011
10) Langue poétique indo-européenne en arménien in La langue poétique indo-européenne – Actes du Colloque de travail de la Société des Études Éuropéennes, Paris 22-24 ottobre 2003, Peters Leuven, Paris pagg. 223-32
 
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