III Puntata - Il Lavoro

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view post Posted on 4/12/2015, 16:16
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In dubiis abstine

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Collegio Probi Viri
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Sestri Levante (GE)

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Buon pomeriggio a tutti!

Oggi vorrei dare una breve introduzione del mondo del lavoro a Leiden. Non ho esperienza diretta sull'argomento, perchè l'università richiede già da se un livello di impegno importante, ma vi esporrò quella che è stata l'esperienza della mia compagna che sono sicuro offrirà più di uno spunto di riflessione. Concludo la premessa specificando che le mie valutazioni saranno limitate a Leiden, e che non potrebbero essere valide per altre città olandesi.

Da dove cominciare? La mia compagna mi ha raggiunto qui ai primi di novembre, immediatamente dopo il conseguimento della sua laurea triennale. I suoi piani erano quelli di trovare un lavoretto e di studiare inglese in modo da potersi mantenere e integrare in vista dell'iscrizione alla mia stessa università, prevista per settembre 2016. Sulla questione lavorativa nessuno dei due era molto ottimista, a causa del suo inglese scolastico, e del fatto che non parlasse una parola di Dutch.
Dopo qualche giorno speso a disfare i bagagli e a sistemare i suoi spazi in casa, abbiamo preparato il suo CV in inglese e la sua lettera di presentazione; in seguito ha deciso di stamparli e di portarli nei numerosi ristoranti italiani presenti nel centro della città. Il primo giorno di tentativi ha consegnato una dozzina di CVs ed era in Olanda da una decina di giorni. La sera stessa mi ha raccontato la sua esperienza, narrandomi di quanto i proprietari fossero stati gentili, sebbene alcuni di loro avessero subito identificato la lingua come un problema importante, e che quasi tutti non fossero davvero italiani.
Bene, la sera stessa arriva la telefonata di un ristorante pizzeria che le chiede di fare una prova il giorno dopo; il pomeriggio dopo una seconda telefonata di una pizzeria della periferia che aveva ricevuto il CV da un ristorante del centro. Con entusiasmo ci siamo recati a comprare qualche vestito adatto alla mansione e alla sera è andata a provare. Risultato? Da 3 settimane lavora 3/4 giorni a settimana, a 7,50 euro l'ora più le mance (tra i 5 e i 15 euro a serata). I capi e una parte dei colleghi sono italiani, la trattano con rispetto, la pagano puntualmente, le permettono di mangiare prima o dopo il servizio senza chiederle un euro, insomma, un altro mondo.

Qualche breve riflessione conclusiva. Non voglio fare retorica politica o parlare di economia di Stato in questo thread. Mi limiterò a qualche riflessione basandomi sulle mie esperienze lavorative stagionali in Italia. Dopo i 16 anni ho lavorato quasi ogni estate a Sestri Levante: ho iniziato con qualche lavoretto (consegna volantini, cameriere a chiamata) ho fatto il cameriere di sala, il postino, lo steward allo stadio e quattro stagioni come cassiere in un supermercato. A parte il fatto (scontato) che una retribuzione del genere me la potevo sognare, che spesso le ore in più vengono dimenticate in busta paga, e che se protesti ti becchi anche gli insulti, ciò che mi ha stupito di più è il clima di rispetto. Il fatto che se porti un CV esso arriva alla persona di competenza e non rimane impolverato su una scrivania, che il rapporto padrone/dipendente è "pulito" e consacrato al reciproco rispetto, che le qualità di una persona vengano riconosciute e non sottoposte a meri interessi economici. Penserete, non sarà sempre così, probabilmente è stata fortunata, e all'inizio lo pensavo anche io. Poi raccontando questa cosa a una mia collega dell'università mi sento rispondere: "7,50 euro? Nessuno in Olanda lavorerebbe per meno di 10, anche se studente". Successivamente un nostro amico spagnolo trova lavoro come insegnante di sostegno part time in una scuola elementare, 18 euro netti l'ora. E allora ho capito che la fortuna non c'entra niente, e che dovrei togliermi dalla testa questa concezione casuale del mondo del lavoro che mi si è insidiata in testa nel mio vecchio Paese, ma non vado oltre per rispettare la mia premessa.

Voglio concludere questa puntata citando Sciascia: "ho cominciato a scriverla con divertimento, e l’ho finita che non mi divertivo più." Il contesto (una parodia)

Ciao a tutti, a voi le riflessioni!
 
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