Elezioni regionali 2010

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negramaro3
view post Posted on 31/3/2010, 11:12




CITAZIONE (Milano86 @ 31/3/2010, 12:06)
CITAZIONE
su, non siamo ridicoli:

vittoria della Lega, Pdl in crollo netto (circa il 6%), il CS tiene, trionfo di Vendola, sinistre (cretine a non unirsi) al 15%, udc che vede la sua politica dei due forni rientrargli da dove era uscita, destra in polvere

dopo due anni di pessimo governo,l' Italia boccia impietosamente Silvietto tuo, altro che "ho un consenso addirittura imbarazzante" come diceva lui...il pdl è sceso al 26%, un' inezia per chi ha in mano tutti i mezzi di informazione

l' opposizione va oltre il 40%, la maggioranza lo sfiora appena

i dati sono questi, se vuoi li vediamo regione per regione, così capiamo tutti il declino del "partito dell' odio"

se poi si vuol partire dall' 11-2 irripetibile, siamo proprio alla canna del gas

1) Il Pdl non c'era nella Provincia di Roma, guardi i dati della Polverini. Inoltre non si votava in tutte regioni di Centrodestra. Se si fosse votato per le Europee oggi con gli stessi voti ma con il PDL a Roma il partito arriverebbe al 32%, comunque sempre in calo, questo è vero.

2)Mah, in realtà il Centrodestra ha strappato 4 regioni al Centrosinistra, più di quante se ne aspettasse. Il CSX era sicuro di vincere in Piemonte e nel Lazio, invece ha perso. Ma perdere cosa vuol dire??

3)Opposizione che intendi?? Maggioranza che intendi?? Cioè se intendi opposizione tutti coloro che sono fuori da Pdl-Lega allora va bene. Ma anche alle Politiche 2008 Pdl-Lega ha preso meno voti di tutto il resto dei partiti. Cioè anche lì se l'UDC fosse stata con il PD, SEL con il PD ecc.ecc. allora Veltroni sarebbe diventato Premier.
I dati vanno presi fra "PDL-Lega" e "PD-IDV" e la differenza c'è. Poi magari possiamo aggiungere le sinistre e ci sarebbe lotta. Bisogna vedere cosa fa l'UDC.

Milano, è proprio perchè ho vosto tutti i dati che ti dico e ti confermo il calo del pdl in TUTTE le regioni, anche quelle in cui ha vinto:

Liguria dal 36 al 29
Lazio dal 43 al 28
Campania dal 49 al 32
Piemonte dal 34 al 25
Lombardia dal 33 al 31
Toscana dal 31 al 27
Puglia dal 45 al 30
Basilicata dal 36 al 20
Umbria dal 34 al 32
Veneto dal 27 al 24
Emilia dal 28 al 24
Marche dal 35 al 31
Calabria dal 41 al 26


essù, non mi diventare come Emoned: un po' di decenza
 
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Milano86
view post Posted on 31/3/2010, 11:20




Sono dati che non avevo ancora visto e che dimostrano comunque che il PDL ha perso molti voti, di certo il Centrodestra, però, le elezioni non le ha perse.
Sai, poi paragone le Regionali alle Politiche (perchè vedendo i dati hai fatto questo paragone)è comunque difficile, nelle Regionali si parla di problematiche regionali (o meglio si dovrebbe parlare)e spesso i cittadini votano anche candidati diversi rispetto a quelli delle elezioni Nazionali.
Altro problema sono i voti espressi solo al Presidente sopratutto dalle persone anziane.
Questo comunque non giustifica una perdita così alta di voti, dovranno analizzarlo anche loro E
E' da notare, però, che i voti persi dal PDL non sono andati al PD o alla Sinistra ma alle liste collegate alla candidatura di Centrodestra.
 
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negramaro3
view post Posted on 31/3/2010, 11:28




Infatti io parlo di PDL non di centrodestra; comunque, è stato Silvio a chiedere di considerare queste regionali una "scelta di campo" (sai quelle troiate circa il bene contro il male, etc?) e dunque è ovvio confrontare i dati che testimonino come il suo consenso dalla ascesa al governo in poi sia in drastico calo


nel confronto con le regionali 2005 comunque segnalo:

Lazio dal 32 al 28
Piemonte dal 32 al 25
Lombardia dal 34 al 31
Toscana dal 28 al 27
Veneto dal 31 al 25
Emilia dal 27 al 24


Inutile che il PDL parli in termini trionfalistici: altri due anni di questo non governo e si ritroveranno a percentuali da prefisso telefonico

sempre che non facciano il golpe, come temo
 
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Milano86
view post Posted on 31/3/2010, 11:36




Beh se parli di PDL è vero, il PDL non ha trionfato alle elezioni, il Centrodestra si e questo è dimostrato dal fatto che i voti dei delusi del PDL sono andati alla Lega, non al Centrosinistra. Al sud, poi, sono andati all'UDC o alle Liste Civiche. Solo Vendola è riuscito ad attrarre tantissimi voti dal Centrodestra grazie a una politica che a me piace, quella vicina alla gente

P.s. Intanto annuncio che, come dichiarato dall'ANSA, Napolitano non ha firmato il Decreto Legge sul Lavoro cioè quello che dava la possibilità in caso di licenziamenti di ricorrere non al giudice ma all'arbitrato
 
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JEFFERSON
view post Posted on 31/3/2010, 13:13




Nella Lazio la lotta era tra due estremiste, prevedo un futuro molto triste per la mia regione.
 
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Jacopo Vibio Frentano
view post Posted on 31/3/2010, 13:40




CITAZIONE (JEFFERSON @ 31/3/2010, 14:13)
Nella Lazio la lotta era tra due estremiste, prevedo un futuro molto triste per la mia regione.

perchè la bonino sarebbe una estremista? perchè vuole mantenere l'aborto : D
 
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Fede#91
view post Posted on 31/3/2010, 16:54




CITAZIONE (Jacopo Vibio Frentano @ 31/3/2010, 11:58)
Non so dove vivi tu, ma l'ultima volta che ho visto qualsiasi cosa che ricordasse la resistenza a roma all'infuori del 25 aprile...beh sarà stata una festa dell'unità dei primi anni novanta. I libri di scuola quali sarebbero? hai visto cosa sono i libri da liceo di oggi? in pratica non si parla dei campi di cirenaica ma si parla delle foibe...quali sarebbero le sentenze comuniste?
Ti ripeto la domanda: non credi che ad un premier che vede la sinistra come il male per lui e per il mondo la riabilitazione del fascismo sia comoda ed efficace? le hai viste le celtiche alla manifestazione di papi a roma? non credi che sia grave che il premier non festeggi il venticinque aprile e non parli mai della resistenza? E sopratutto, che sia cambiata la memoria storica dal 1990 ad oggi è innegabile, ed è cambiata tutta in funzione alla rivalutazione del fascismo. Non vedo come tu possa negarlo.
fra parentesi, può essere tranquillamente che altrove non sia così, ma chi è di roma sa che il fascismo occupa le scuole, fa manifestazioni, ha centri sociali propri, minaccia e pesta la gente. Credo che la questione territoriale sia rilevante al riguardo.
EDIT: prospettive apocalittiche? sinceramente non ne ho fatte. Finora tutte le cose che potevano andare male sono andate male. Perchè non dovrebbe continuare così?

Io vivo in umbria e sinceramente È TUTTO IL CONTRARIO
I fasci non ci sono - c'è poca gente di destra, o meglio poca per lo meno che ha il coraggio di ammettere sia di destra - i comunisti sì e violenti anche.
A scuola se non voti a sinistra sei circa un emarginato o una testa di cazzo dunque comunque non si ha a prescindere una bella opinione di te.
Se segui le lezioni, sei costretto a sentire commenti di parte, discorsi di parte, leggere testi di parte e abituarsi a stare anche zitto. Non so a quanti professori piace essere contraddetti se si parla di politica, in classe, davanti ad una flottiglia di alunni
Ste cose le ho vissute in prima persona. So di cosa parlo.
Certamente da zona a zona cambierà.
Boh, trasferisciti
 
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Jacopo Vibio Frentano
view post Posted on 31/3/2010, 17:18




in umbria! allora di sicuro è come dici. Hai la fortuna di vivere in una regione che mi piace :P
 
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Il Littore
view post Posted on 31/3/2010, 17:30




Fede puoi chiedere ai tuoi amici/professori/conoscenti se conoscono il ruolo chiave di Perugia durante la Marcia su Roma? Rampa di lancio del Quadrumvirato verso l'Urbe, sono commosso :ave: :happy:
 
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Flannery
view post Posted on 31/3/2010, 17:35





Fede facciamo cambio ?

Tu viene in Brianza e io vengo in Umbria!
 
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Fede#91
view post Posted on 31/3/2010, 17:38




CITAZIONE (Flannery @ 31/3/2010, 18:35)
Fede facciamo cambio ?

Tu viene in Brianza e io vengo in Umbria!

Ci sto!
Anche se non so se sono disposta a lasciare il mio bel paesaggio ._.
 
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emoned
view post Posted on 31/3/2010, 17:50




CITAZIONE (negramaro3 @ 31/3/2010, 12:28)
Infatti io parlo di PDL non di centrodestra; comunque, è stato Silvio a chiedere di considerare queste regionali una "scelta di campo" (sai quelle troiate circa il bene contro il male, etc?) e dunque è ovvio confrontare i dati che testimonino come il suo consenso dalla ascesa al governo in poi sia in drastico calo


nel confronto con le regionali 2005 comunque segnalo:

Lazio dal 32 al 28
Piemonte dal 32 al 25
Lombardia dal 34 al 31
Toscana dal 28 al 27
Veneto dal 31 al 25
Emilia dal 27 al 24


Inutile che il PDL parli in termini trionfalistici: altri due anni di questo non governo e si ritroveranno a percentuali da prefisso telefonico

sempre che non facciano il golpe, come temo

Negramaro, ma parli ancora?
Facciamo pure il confronto con le europee del 2009, che sono state il punto più basso della sinistra in questi anni.
Ma facciamolo bene, considerando come PDL i voti delle liste civiche e dei partiti che hanno presentato le liste ma sono al suo interno.

Piemonte
PDL - 7,1%
CDX - 2,5%
Regione CONQUISTATA

Lombardia
PDL - 2,2%
CDX + 0,2%

Veneto
PDL - 4,6%
CDX + 1,8%

Liguria
PDL + 1,2%
CDX + 1,8%

Emilia - Romagna
PDL - 1,9%
CDX - 1,5%

Toscana
PDL - 4,3%
CDX - 2,3%

Marche
PDL - 2,7%
CDX - 2,1%

Lazio
PDL - 2,5%
CDX - 0,5%
Regione CONQUISTATA

Umbria
PDL - 3,4%
CDX - 3,3%

Campania
PDL - 1,2%
CDX + 0,8%
Regione CONQUISTATA

Puglia
PDL - 0,2%
CDX - 3,4%

Basilicata
PDL - 8,9%
CDX - 10,5%

Calabria
PDL + 6,6%
CDX + 6,7%
Regione CONQUISTATA


ITALIA:

PDL - 2,1%
CDX - 0,7%
Regioni in più al CDX 4


Il CDX perde rispetto al grande risultato delle europee nelle regioni rosse e al nord a favore della Lega, ma guadagna in diverse regioni del sud e conquista con i suoi candidati 4 regioni in più, le più popolose.
Il PD, invece, resta al palo al suo peggior risultato di sempre, quello delle europee, e si continua a logorare tra Di Pietro, sinistre varie, radicali, minoranza interna, centristi, grillo ecc..
Se in queste condizioni, di attacco a Berlusconi giudiziario, mediatico, scandalistico, con la crisi economica, con un governo che non ha fatto ancora sostanziali riforme, il PD non riesce a guadagnare nulla, figurarsi quando, nei prossimi anni, l'Italia uscirà dalla crisi e il governo avvierà le riforme.
Il governo lo potete vedere con i binocoli.
 
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Jacopo Vibio Frentano
view post Posted on 31/3/2010, 17:55




CITAZIONE (emoned @ 31/3/2010, 18:50)
nei prossimi anni, l'Italia uscirà dalla crisi e il governo avvierà le riforme.
Il governo lo potete vedere con i binocoli.

sta cosa la sento dal 2001 : D se per riforme intendi la distruzione della magistratura ci siamo già, sennò...
 
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kozzikrathia
view post Posted on 31/3/2010, 19:17




CITAZIONE (Fede#91 @ 31/3/2010, 11:43)
CITAZIONE (Jacopo Vibio Frentano @ 31/3/2010, 11:32)
Bhe, penso che sul versante culturale il fatto che la destra abbia imperversato negli ultimi venti anni, ed abbia combattuto e vinto la sua battaglia contro l'"egemonia culturale della sinistra", che abbia un capo assoluto che non è mai stato alle celebrazioni per il 25 aprile, che non ha mai fatto elogi ai partigiani o alla resistenza, che ha fatto dichiarazioni scandalose su mussolini e il fascismo, che annovera nelle sue fila quasi tutti i fascisti-forzanuovisti di oggi non sia indifferente all'ondata di revisionismo-menzogna che ha travolto il paese nell'ultimo periodo.
Leggiamo fra le righe: il premio matteotti trasformato in spot anticomunista, i libri di scuola cambiati in nome della "verità storica", continui attacchi alla resistenza che oggi è vista più come una colpa che altro...pensate sia un caso?
Siamo in mano ai clerico fascisti al centro, ai secessionisti al nord, ai mafiosi al sud. Un disastro.

-.-"
Ma se le commemorazioni delle foibe non vengono praticate e mai se ne parla, se nelle scuole viene sempre divulgato il pensiero comunista, tutti i miei libri sono infarciti di sentenze comuniste.. ma su, non diciamo cazzate.
Qui di feste nazionali, festicciole, musei e quant'altro sulla liberazione, sul fascismo e mussolini ce ne stanno a bizzeffe.
Chi dice non sia giusto? Nessuno, di certo non io, ma almeno che la si pianti di negare l'evidenza.
Il fascismo poco c'entra e parlare come fai tu, ovvero infarcire le tue ipotesi apocalittiche con circa TUTTO quello che ti può passare per la testa, che sia annoverato come male, è insulso oltre che fuori luogo.

non metto in discussione che lì da te possa essere così. Una sorta di isola felice (o infelice), nel resto, determinante, del paese la situazione è come ha detto Pius.
Per il resto, berlusconi ha mani libere per alterare a paicimento le leve del potere e solo uno sciocco può pensare che non ci saranno cambiamenti. apocalittici.

@ milano: guarda la questione del mancato simbolo a roma lo puoi pure lasciare stare, alla fine il messaggio di votare il bollino della polverini p passato senza dispersioni. Cmq anche prendendo per attuali (e in aggiunta a quelli della lista polverini) i voti incassati dal pdl a roma nelle europee rimane un grosso calo di voti, in termini assoluti e %­
 
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view post Posted on 31/3/2010, 19:40
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Ad calendas graecas

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IL NUOVO VOLTO DELLA LEGA
Popolare e borghese



Forse non bisognerebbe perseverare, a campagna elettorale conclusa, nell'errore commesso prima e durante la campagna, quello di sopravalutare l'influenza dei suoi risultati sulla stabilità del governo nazionale. Il governo in quanto tale è sicuramente uscito vincitore da un'elezione regionale che gli illusi credevano di trasformare in un referendum contro Berlusconi («Faremo come in Francia»).
Ma sarebbe sopravvissuto anche a una sconfitta. E i gravi problemi che ha sul tavolo e aspettano di essere affrontati sarebbero stati lì comunque. Saranno le scelte o le non scelte su quei problemi che in definitiva rafforzeranno o indeboliranno il governo. Né ha molto senso trarre chissà quali indicazioni dal forte astensionismo registrato. E' possibile, se non probabile, che alle prossime elezioni politiche (nel 2013) la tendenza astensionista non si confermi. La drammatizzazione, la trasformazione delle elezioni in «giudizi di Dio», funziona molto meglio nelle elezioni politiche che in quelle regionali. E lì, in genere, ha un effetto inibitore sull'astensionismo. Fine della storia. In seguito, fra qualche mese, quando di queste elezioni non importerà più nulla a nessuno, verranno pubblicate ottime analisi disaggregate dei dati e serie ricerche sui flussi elettorali, e sarà possibile capire nel dettaglio (ma la cosa, a quel punto, interesserà solo agli studiosi) che cosa è davvero successo nella pancia del Paese. Al momento, sono solo possibili valutazioni generiche e di massima. Intanto, notiamo un paradosso: Berlusconi premier ha molti più motivi di sorridere del Berlusconi leader del Pdl. Non solo la maggioranza di governo non è stata duramente punita, come di solito avviene, ma ha addirittura vinto le elezioni. Il Pdl, invece, è in seria difficoltà a causa della avanzata della Lega in tutto il Nord. Una crescita entro certi limiti prevedibile dal momento che i candidati leghisti alla Presidenza in Veneto e Piemonte non potevano non tirare la volata al loro partito ma anche una crescita che, per le sue dimensioni e proporzioni, pone un'ipoteca sul futuro del Pdl. E' la capacità competitiva del Pdl nell' area del centro-destra del Nord che dovrà essere soppesata nel prossimo futuro.

Inoltre, i successi registrati dalla Lega nelle tradizionali zone rosse (in certe aree dell'Emilia soprattutto) dovrebbero preoccupare sia il Pdl che il Partito democratico. Sembrano indicare che là dove la tradizione politica locale predilige i partiti popolari con vocazione per il radicamento territoriale, la Lega possiede sia notevoli capacità competitive nei confronti dei partiti d'opposizione che un tempo si sarebbero detti «borghesi» (come il Pdl), a debole radicamento, sia una certa potenzialità di espansione ai danni di forze popolari tradizionalmente dominanti (come, appunto, il Pd nelle zone rosse). Ma su questo solo l'analisi dei flussi elettorali potrà darci indicazioni più precise.

Soprattutto, bisognerà comprendere come è andato trasformandosi, e come ancora si trasformerà per effetto della crescita, il movimento di Bossi. I vecchi cliché, ma anche qualche vecchia buona analisi, non ci aiutano più a capire.

Se dalla destra dello schieramento ci spostiamo verso il centro, ci imbattiamo nell’Udc di Pier Ferdinando Casini. In fondo, in questa campagna, Casini aveva il progetto più ambizioso: dimostrare di essere il vero ago della bilancia della politica italiana, dimostrare ai due blocchi che si poteva vincere solo alleati con lui. Ha mostrato di essere determinante in Lazio, in Puglia (dove la sua mancata alleanza con il Pdl ha favorito l’affermazione di Nichi Vendola), in Liguria. Ma ha mancato l’en plein in Piemonte dove sosteneva la Bresso. Più grave ancora, lo spostamento a sinistra del baricentro dell’opposizione che queste elezioni prefigurano riduce il valore del capitale politico a sua disposizione. A sinistra, infatti, un’ulteriore radicalizzazione sembra un esito probabile. L’Italia dei Valori consolida le sue posizioni ed è ormai un interlocutore/ competitore/alleato di peso di cui il Partito democratico non può più fare a meno. C’è poi il fenomeno, per certi versi enigmatico e comunque non previsto dai sondaggi, rappresentato dai successi delle liste di Beppe Grillo.

E c’è la consacrazione di Vendola come potenziale leader nazionale. Quella che avrebbe dovuto essere, nel progetto da cui nacque quel partito, il motore, l’anima e la forza egemone del Partito democratico, ossia la componente riformista, esce male anche da queste elezioni. Si conferma il fatto, oggi come in passato, alla luce dell’intera storia della sinistra italiana, che il massimalismo paga più della moderazione, che i riformisti sono destinati a restare minoranza. Come, del resto, i liberali a destra.


Il referendum del Cavaliere




Non servono i tortuosi giri di parole in uso nella Prima Repubblica. Appannato dagli scandali privati, ossessionato dai guai giudiziari, logorato da due anni di non-governo del Paese, Silvio Berlusconi è riuscito in qualche modo a vincere anche queste regionali. Lo ha fatto nell'unico modo che conosce, dall'epifanica "discesa in campo" del '94: trasformando la contesa elettorale in un altro, esiziale "referendum" sulla sua persona. Lo aveva detto lui stesso, alla vigilia di un test di medio-termine al quale si avvicinava con una ragionevole preoccupazione: "Il voto regionale è politico". Ha avuto ragione lui.

Non ha certo ripetuto il plebiscito del 13 aprile 2008, di cui anzi ha dilapidato tanta parte dei consensi. Il suo partito ha perso centinaia di migliaia di voti, sfiorando il 27% nelle regioni in cui si è votato: 4,5 punti in meno rispetto alle regionali del 2005, e addirittura 7 punti in meno rispetto alle politiche 2008. Quasi un tracollo, per il "partito del predellino", l'"amalgama mal riuscito" nel quale il co-fondatore Gianfranco Fini sopravvive con crescente imbarazzo. Ma pur con tutto il travaglio mediatico di questi ultimi due mesi, e con l'evidente affanno politico di questi due anni, il Cavaliere ha comunque vinto il referendum. Suo malgrado, verrebbe da dire.

Grazie alla Lega ha blindato il Nord, espugnando il Piemonte e spopolando in Veneto. Nonostante il malaffare e il Cosentino-gate ha fatto il pieno anche al Sud, strappando con margini bulgari la Campania e la Calabria. E a dispetto del basso profilo della Polverini e dell'assenza del simbolo alla provincia di Roma, ha conquistato anche il Centro, battendo nel Lazio un avversario di caratura nazionale come Emma Bonino. Al centrosinistra restano le briciole. A settentrione il piccolo presidio della Liguria di Burlando, nel Mezzogiorno la sorprendente enclave della Puglia di Vendola, e in mezzo il solito insediamento appenninico del vecchio Pci, dall'Emilia alla Toscana, dall'Umbria alle Marche.


Questo voto si può leggere in molti modi diversi. Si può decrittare in termini di milioni di cittadini "amministrati" da ciascuno dei due schieramenti. Oppure secondo la valenza "strategica" e politica delle singole regioni in cui hanno vinto l'uno o l'altro dei due poli. Oppure, ancora, in base alle "bandierine" piantate su ognuna delle 13 regioni in cui si è votato. Da qualunque punto di vista lo si osservi, il voto ci consegna un'Italia che vede la maggior parte dei cittadini governati anche a livello locale dal centrodestra, che è sbilanciata a vantaggio del centrodestra in tutte le principali macro-regioni, e che anche in termini di "bandierine" piantate sul territorio fotografa un centrodestra in forte recupero, dall'11 a 2 da cui si partiva al 7 a 6 a cui si è arrivati.

Per il governo è un risultato che va al di là di tutte le aspettative. Berlusconi ha pagato un tributo altissimo all'astensionismo, che si è avvicinato ai livelli francesi. Almeno un milione e mezzo di italiani non si è turato il naso dentro l'urna, ma ha preferito andarsene a respirare altrove. È un segnale chiaro di insoddisfazione verso la maggioranza. Ma lo è allo stesso modo anche per l'opposizione, che non ha beneficiato di alcun travaso di flussi elettorali, ma viceversa ha pagato a suo volta un dazio pesante al non voto. Ora si discuterà a lungo su questo crollo oggettivo dell'affluenza, sulle inevitabili riflessioni alle quali sarà chiamato l'intero ceto politico verboso, rissoso e inconcludente, sulla ricorrente pulsione antipolitica che ha nutrito il successo delle derive grilliste ed estremiste.

Ma per il centrodestra e per l'intero Paese il dato politico più clamoroso non è questo. È invece il trionfo della Lega, che ha compiuto la sua ennesima metamorfosi. Con la sorprendente vittoria piemontese il Carroccio ha sfondato un'immaginaria "linea del Ticino", ridisegnando il paesaggio politico della nazione. In Lombardia non c'è stato il "sorpasso", ma il "pareggio" dei voti con il Pdl ha un valore enorme, se si pensa che alle regionali del 2005 i lumbard avevano meno della metà dei voti dell'allora Cdl. Se a questo successo si sommano il trionfo di Zaia in Veneto e quello di Cota in Piemonte, e poi la pervasiva e costante "infiltrazione" lungo il confine tosco-emiliano, l'esito è inequivocabile.

Un centrodestra a trazione leghista quasi integrale ha messo in cassaforte tutto il Nord. Quello più dinamico e più capace di coiniugare localismo culturale e globalismo economico. Di fronte a questo risultato così netto il pur prezioso "avamposto" conservato dal centrosinistra in Liguria è davvero poca cosa. Da ieri è nata davvero la "Padania", che non è più un'astrazione ideologica partorita dalla mente fertile del Senatur, ma è già una formazione geografica scolpita nel perimetro delle regioni più ricche e produttive del Paese, e dunque una realizzazione politica perseguita e infine perfezionata da una classe dirigente totalmente immersa e integrata nel territorio.

Una nuova generazione di dirigenti leghisti ha cambiato l'abito politico di un partito che è sempre meno di lotta e sempre più di governo. La camicia verde si indossa ormai sotto la grisaglia grigia: nelle cerimonie pagane tra le valli alpine come nei consigli d'amministrazione delle fondazioni bancarie. In pochi anni siamo passati dall'illusione di una Lega "costola della sinistra" al paradosso di un Pdl "costola della Lega". Tutto questo, a dispetto delle dichiarazioni rassicuranti di Bossi, non potrà non avere effetti sull'equilibrio interno alla maggioranza, dalla richiesta di nuovi ministeri nell'eventuale rimpasto alla pretesa di candidare un leghista alle prossime comunali di Milano. Ma gli effetti riguarderanno forse l'intero sistema politico. Chi ne vuole una prova, legga le parole di Zaia: "Con questi risultati il bipolarismo è finito".

Per il centrosinistra, in chiave speculare, il dato politico più doloroso riguarda non solo la perdita del Piemonte al Nord, ma anche la bruciante sconfitta al foto-finish nel Lazio. Erano considerate da tutti le regioni chiave di questa tornata, e il Pd le ha cedute tutte e due. È una realtà su cui di dovrà ragionare a fondo. Soprattutto nel Lazio, dove alla candidatura della Bonino il centrosinistra è arrivato con un percorso a dir poco avventuroso, e il Pd si è acconciato più per necessità che per convinzione. Ha pagato anche questo, nell'urna, oltre all'anatema dei vescovi che, a tre giorni dalle elezioni, deve aver giocato un ruolo ancora una volta cruciale per le scelte di molti moderati, evidentemente non ancora "cattolici adulti". E poi c'è lo schianto in due roccaforti del Sud, la Calabria e soprattutto la Campania, dove non è bastato candidare uno "sceriffo" come De Luca per cancellare troppi anni di sfrontato strapotere del vicerè Bassolino.

Ora il Pd cerca nelle pieghe del voto qualche motivo di conforto. E in parte, legittimamente, lo trova. Il risultato dei "democrats" a livello nazionale non è disprezzabile: nel voto di lista oscilla tra il 26 e il 28%, insidia il primato al Pdl, e se segna una caduta forte rispetto al 34,1% delle politiche del 2008 riflette una flessione di appena un punto rispetto alle europee del 2009. Ma il "partito riformista di massa", se pure tiene, non fa breccia nel cuore degli elettori che vogliono resistere al berlusconismo. Lo prova l'astensionismo, che ha eroso i consensi del Pd anche nei luoghi in cui il risultato non era in discussione (Emilia, Marche e Umbria) dove Errani, Spacca e Marini hanno vinto con percentuali molto più basse rispetto alle precedenti tornate elettorali.

Ma lo prova, oltre alla performance di Di Pietro, anche l'exploit delle liste di Grillo, dove si sono presentate come in Emilia e in Lombardia. Un'emorragia grave, che la radicalizzazione della linea politica voluta da Bersani negli ultimi giorni di campagna elettorale non è bastata ad arginare. Non solo. Anche dove ha vinto, come in Puglia o in Liguria, il Pd deve ringraziare soprattutto l'Udc, che nonostante un risultato nell'insieme negativo per le ambizioni terzaforziste di Casini ha comunque drenato voti preziosi al centrodestra con le candidature di disturbo della Poli Bortone e di Biasotti. Per Bersani, e per la sua leadership, si impone un ripensamento profondo delle strategie: sia sul profilo del partito, sia sul fronte delle alleanze.

Ci sarà tempo per il regolamento dei conti, nel centrodestra come nel centrosinistra. Ma quello che importa, adesso, è capire come sarà riempito l'abisso che separa il Paese dalla fine di questa turbinosa legislatura. "Questo voto non cambierà nulla per il governo", aveva annunciato Berlusconi. Più che una previsione, una maledizione. Vengono i brividi, a immaginare altri tre anni come i due che sono appena trascorsi. C'è da sperare che la vittoria della Lega sia foriera di qualche novità positiva. È stato Bossi a dire che dopo il voto occorrerà ritessere il filo del dialogo tra i poli, tranciato di netto dalle intemerate del Cavaliere. Ed è stato Bossi a dire che adesso è lui "l'arbitro delle riforme". L'Italia, insomma, è nelle mani del Senatur. Il futuro prossimo del Paese dipende da un capo che, fino a qualche anno fa, predicava la secessione, urinava sul Tricolore e imprecava contro Roma Ladrona. Oggi rappresenta invece il nuovo "fattore di stabilità" di questo centrodestra, scosso dalle spallate destabilizzanti e dalle sfuriate eversive del Cavaliere. Persino questo estremo paradosso, ci riserva il lento e carsico declino della leadership berlusconiana.

ANALISI VOTO



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85 replies since 30/3/2010, 15:13   751 views
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